Salve!
Eccomi qui, come promesso, per raccontare la mia visita al Salone del Libro.
Ci ho passato un pomeriggio, respirando l’atmosfera unica, quella che solo un posto pieno di libri può offrire. Essendo un vero “topo di biblioteca” mi sono immersa negli stand, visitandoli praticamente tutti, anche quelli di minore importanza. Di gente ce n’era tanta e di tutte le età, ma il traffico era abbastanza scorrevole e ci si poteva avvicinare senza doversi aprire un varco a forza. Ho avuto modo di incontrare e salutare vecchi amici che non vedevo da parecchio, indugiare fra pile e pile di libri, prenderli in mano ed esaminarli. Niente è paragonabile al profumo della carta stampata! Mio marito, che non è un lettore accanito, mi ha seguita nelle mie protratte esplorazioni e non si è neppure annoiato tanto. È stata la sua prima visita al salone. In precedenza andavo con amiche appassionate come me, ma quest’anno ho voluto che vivesse pure lui questa esperienza, forse con la segreta speranza che decida di leggere qualcosa. Non so se abbia funzionato, ma è certo che ha scoperto un mondo nuovo e ha trascorso alcune ore in modo diverso.
Purtroppo non ho fatto incetta di libri come accadeva negli anni passati. A dire il vero non ho trovato niente che mi facesse venir voglia di comprare. Molti dei libri esposti li ho già, altri mi sono sembrati poco interessanti. È duro ammetterlo per una che letteralmente li divora, i libri, ma ho temuto di andare incontro a delusioni e ho preferito rinunciare. A posteriori rimpiango di non aver preso quei due o tre che mi hanno attratta, ma li troverò certamente in libreria qualora decidessi di volerli. Mi ha un po’ sorpresa l’assenza di editori stranieri, che mi aspettavo di trovare numerosi. A parte l’ospite d’onore, Israele, non ne ho visti altri. Ci sono i soliti grandi editori italiani a farla da padrone e di novità non ne ho riscontrate. Mi sono trattenuta ad ascoltare qualche relatore, ma dopo cinque minuti ero annoiata. Secondo me c’è troppa gente che ha l’abitudine di parlarsi addosso e che, in realtà, non dice niente. Dietro le frasi altisonanti c’è un vuoto pauroso. Un vuoto che troppo spesso si riflette anche nella parola scritta. Troppi libri che raccontano storie insulse e prive di contenuti. Oppure libri destinati agli adolescenti che parlano di coca-party o di cubiste giovanissime, di sesso e violenza. Come sono lontani i tempi in cui le ragazzine leggevano i “Romanzi Rosa” e i ragazzi romanzi d’avventure!
E qui concludo, forse con un pizzico di malinconia, la mia cronaca.
Scrivetemi se volete. Fatemi sentire la vostra opinione.
A presto e ciao.