Arena

Arena

Giù nel fango e poi rotolando lungo il pendio, in mezzo alla boscaglia, fino al torrente per cercare di far perdere le proprie tracce. I segugi si potevano anche seminare, ma i robot cacciatori che dall’alto scandagliavano la zona costituivano una minaccia assai più letale. E fra non molto le batterie del dispositivo di dissimulazione si sarebbero scaricate rendendolo un facile bersaglio…

Doveva pensare a come procurarsene altre, ma aveva qualche difficoltà a ragionare mentre correva, saltava e rotolava per distanziare gli inseguitori. In una parola, mentre cercava di sopravvivere. A giudicare dall’accanimento con cui lo braccavano doveva essere l’unico ancora vivo, ma non lo sarebbe rimasto a lungo se non fosse riuscito a trovare un nascondiglio dove riposare almeno qualche ora e del cibo.

E dire che era venuto lì per divertirsi. Avrebbe dovuto essere un gioco, condito con appena un pizzico di pericolo per renderlo più eccitante, e il vincitore avrebbe avuto in premio una bella somma di denaro. Aveva trovato l’offerta sulla rete, naturalmente, insieme alle foto del luogo e alla descrizione del programma. Allettante quanto bastava per lasciarsi attirare nella trappola. Già, perché proprio di una trappola si trattava. Avrebbe dovuto fiutare la puzza della fregatura, invece di lasciarsi abbagliare dal miraggio dei soldi, manco a dirlo, come tutti gli altri fessi che avevano abboccato.

Su una cosa non avevano mentito: era davvero un gioco. Solo che a giocare erano loro, i tizi che avevano organizzato l’avventura ai confini del mondo, e il divertimento consisteva nell’eliminare i concorrenti, trasformati in prede e costretti a fuggire, inseguiti e braccati dai cacciatori umani e dai cani, ma anche dai robot specializzati nello snidare coi sensori i disgraziati che si illudevano di potersi nascondere. Quando ne individuavano uno, lo bloccavano e inviavano un segnale, dopo di che il poveraccio poteva ritenersi spacciato. Se non veniva sbranato dai segugi, belve assetate di sangue, ci pensavano i cacciatori a ucciderlo, ed era sempre una lunga, straziante agonia, perché quelli provavano un sadico piacere nell’infliggere dolore. Durante le ultime notti, nella foresta, erano echeggiate grida spaventose. Grida umane e raccapriccianti che gli avevano procurato brividi d’orrore.

Lui no, lui non avrebbe fatto quella fine.

Tuttavia si rese conto che forse ne avrebbe fatta una peggiore quando nella sua corsa affannosa si trovò sull’orlo di un precipizio; un baratro profondo che terminava in un fiume vorticoso, irto di rocce come un porcospino. Si fermò appena in tempo, barcollando e agitando le braccia per non perdere l’equilibrio. Il versante opposto era troppo lontano per spiccare un balzo e non c’era traccia di un passaggio, almeno fin dove arrivava il suo sguardo. Aveva solo due possibilità: tuffarsi e sperare di cavarsela, oppure tornare indietro e cercare un punto di contatto fra i due versanti. Non aveva molto tempo per pensarci. Una manciata di minuti, forse…

Un improvviso fruscio lo allarmò. Afferrò il coltello e scattò verso la figura indistinta che si era materializzata fra la vegetazione. La gettò a terra con un ringhio e la inchiodò, ma un istante prima che le tagliasse la gola si accorse che era una ragazza e per la sorpresa si bloccò. Occhi sgranati e colmi di paura si fissarono nei suoi.

– Non sei un cacciatore – ansimò.

– No. E nemmeno tu – rispose rialzandosi e porgendole la mano. Lei si aggrappò per rimettersi in piedi. – Credevo di essere rimasto solo.

– Anch’io, ma sono contenta che non sia così. Mi chiamo Eva.

– Nicola, ma Nico andrà bene. – Le indicò la profonda spaccatura. – Sai come arrivare dall’altra parte?

– Non ce n’è bisogno – sorrise Eva. – Sei arrivato al capolinea, amico. Posa quel coltello e arrenditi.

– Tu… tu sei una di loro!

– No, ma ho promesso che ti avrei preso se mi avessero lasciata vivere. La mia vita in cambio della tua. – Avvicinò il comunicatore da polso alla bocca. – È qui. Venite a prenderlo.

Nico capì che non aveva scelta e con uno scatto improvviso si tuffò nel burrone. Meglio morire sfracellato sulle rocce che sbranato dai cani.

Continua…

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